Mia nonna ha novantadue anni. Oggi sono andata a trovarla in ospedale a Bologna, dove è ricoverata dopo che medicine prescritte senza attenzione le hanno causato un'ulcera con conseguente emorragia.
I pensieri che mi passano per la testa dopo le due ore nella sua stanza sono molti.
Il primo è che spero di arrivare alla sua età con la stessa lucidità, lei tra le sei della sua stanza era la più anziana, ma la cosa non si notava affatto.
Il secondo è la rabbia (condivisa con mio padre e mia zia) per un problema che si poteva evitare tranquillamente e che è stato preso per tempo solo grazie alla lucidità di mia nonna e al fatto che nessuno dei suoi figli e nipoti la lascia mai sola a lungo. Il lato razionale si rende conto che un medico è comunque una persona e solo chi non fa nulla non commette errori, ma porca miseria, è la mia nonnina! Antidolorifici forti danno problemi allo stomaco a baldi giovani ben più resistenti, figuriamoci una della sua età.
Il terzo è quell'atmosfera strana che sta a metà tra il desiderio di vivere e quello di morire in maniera veloce e priva di dolore che si respirava nella stanza, tipica delle persone anziane, che hanno dato tanto, avuto la loro dose di dolori e che temono soprattutto di diventare un peso per chi gli sta intorno.
Infine, l'umanità delle infermiere che si occupano di mia nonna e delle altre degenti. Nelle loro parole, nei loro gesti, si notava una gentilezza e un rispetto che non sempre ho notato a Milano. Grazie.
E a te, nonna, un abbraccione.
1 giorno fa
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