mercoledì, gennaio 30, 2008

Il 6 Nazioni che non ti aspetti

Ho sempre avuto qualche difficoltà a pormi di fronte agli sport femminili.
Come spettatore, al di là dei mugolii della Sharapova (degna erede della Sabatini), di qualche sbirciata ai pantaloncini delle pallavoliste e di una distratta occhiata alle discese della Compagnoni (allora) e della Kostner recentemente, non ho mai seguito molto altro.
Come praticante, devo ancora superare il trauma di beccare legnate su legnate da Roby e Paola.

Se siete come me, vi consiglio di leggere l’articolo pubblicato da Repubblica sulla Nazionale femminile di Rugby, alla vigilia del suo 6 Nazioni.
Il pensiero di donne che in mischia se le danno di santa ragione non mi è del tutto estraneo: se avete due sorelle, le avrete viste sicuramente litigare, e una mischia è sicuramente meno violenta...
Anche se il rugby non lo vedo proprio come uno sport femminile (arrivo a concepire di più il pugilato), visto che è per ragionamenti simili al mio che nessuno ne parla praticamente mai, penso che un’occhiatina curiosa gliela darò...

Ritenzione

Improvvisamente l’azienda ha deciso che la posta è come l’acqua. Se ne trattieni troppa, fa male.
E allora, ecco la policy “Cas(n)ella di posta”, quella per cui dopo un tot di giorni, la mail viene automaticamente cancellata. A meno che non la trattieni o la archivi.
Fa come faccio io periodicamente con il frigorifero e la dispensa. “Toh, Roby, questa salsa cocktail scadeva tre anni fa. La butto?” solo che l'azienda aspetta molto meno (noi abbiamo ritrovato l'altr'anno una marmellata comprata nella prima spesa fatta appena sposati).
Insomma, il primo caso di e-m(a)ilk. Infatti, d’ora in poi le mail, come il latte, hanno la data di scadenza.
Per me, che conservo qualunque cosa (infilandola nel casino più totale, ma comunque la conservo), e quindi anche qualunque mail, è come se mi venissero a dire “Piero, i tuoi fumetti di sei mesi fa sono scaduti. Abbiamo deciso di dar loro fuoco e di spargerne le ceneri nel Naviglio” (Non che non abbia mai ricevuto una minaccia del genere, ma di solito era motivata).
Ho ritenuto da subito questa cosa un po’ stupida.
Infatti, così senza saper nè leggere nè scrivere, alla prima occasione buona (sapete com’è, qui il collegamento è ancora un po’ ballerino) ho settato per tutte le mail la data di scadenza in un lontano futuroa un anno (ho comunque perso alcune mail e sto ancora elaborando il lutto).
Ma il bello è che, in pratica, neanche l’azienda è d’accordo con se stessa.
Oggi infatti è arrivata la mail dall’ufficio legale che dice più o meno così “State attenti a trattenere le mail importanti, quelle che potrebbero servire in caso di dispute, contenziosi o altre situazioni. Insomma, nel dubbio, è meglio se salvate tutto.”
Basta mettersi d'accordo...

Ah, per la cronaca, visto che la data di scadenza è indicativa, la salsa cocktail è ancora lì. Ogni tanto ci fa un cenno con la mano che si è generata per mitosi e va a giocare a “Tappo!” con la marmellata. In fondo sono amiche da tanto...

martedì, gennaio 29, 2008

Luci del Nord

(Premessa OT: questo è un post che ero sicuro di avere già scritto, ma che non ho più trovato quando volevo linkarlo; evidentemente mi sono sognato tutto).

Questo è il titolo originale de “La Bussola d’Oro”, il primo libro della trilogia “Queste Oscure Materie” che è balzato agli onori della cronaca dopo che si è deciso di farne un (tre?) film.
Ho deciso di leggerlo dopo aver visto il film perchè il DiPa ne ha parlato bene.
Il libro è carino, ma nulla più. Le differenze tra libro e film sono abbastanza importanti, ma tutto sommato il film mantiene lo spirito del libro.
I personaggi sono sufficientemente delineati e la storia procede con un discreto ritmo. L’idea interessante è l’esistenza dei Daimon, che rispetto al film hanno tutto un altro spessore.
Quello che non mi è piaciuto, come sempre, è stato il finale del libro. Troppo caotico e poco controllato: mentre la battaglia tra gli orsi, in quanto elementi fantastici, è stata descritta nei minimi particolari, la lotta finale tra Lyra e il suo avversario (non vi dico chi è per non spoilerare) è stata molto lasciata sul vago rendendo difficile comprendere l’esito e cosa sia effettivamente successo.
Il dubbio che ciò possa essere legato a qualcosa dei libri successivi c’è, ma mi sembra alquanto difficile.
A questo punto ho un dubbio su come proseguire. Aspettare i prossimi film prima di leggere gli altri volumi, leggerli subito o nessuno dei suddetti (SteGal, cogli la citazione?).
Voto: 6-.

lunedì, gennaio 28, 2008

Come si organizza una garetta

(Gara è un termine un po’ troppo forte...)

In macchina verso Venezia.
SteGal: “... perchè vedi, è tanto che mi piacerebbe organizzare una prova di Mobile-O qua in Lombardia”
Io: “Scusa, ma perchè non la abbiniamo alla Milano nei Parchi? Che so, la prova al Monte Stella”
SteGal: “Lo sai che è un’idea?”
Io: “Ci pensiamo su un attimo e vediamo se si riesce a fare.”
SteGal: “Pensato. Si può fare.”
Roby (intenta in altre chiacchiere con Paolo e Alberto): “Di che state parlando lì davanti?”
SteGal: “Vi annuncio che è stata organizzata una prova di Mobile-O in concomitanza alla terza prova della Milano nei Parchi.”

Dev’essere l’alito

Il mio essere solo e ignorato da tutti qui a Bratislava si è arricchito di un nuovo evento.
La tizia seduta di fronte a me ha cambiato scrivania e si è spostata, armi e bagagli, tre scrivanie più in là.
E con lei se ne va una notevole fetta delle parole scambiate giornalmente...

Applauso liberatorio

Non ho fatto in tempo a dire che preferivo Ryanair a SkyEurope, che mi trovo di fronte a un ritardo di ben tre ore del mio volo.
E’ vero che la mia statistica dice che una cosa così accade circa ogni tre mesi e che in questa trasferta non era ancora successa, ma comunque da fastidio.
Ma il peggio è arrivato dopo.
Il viaggio è stato accompagnato da turbolenze continue, con salti e depressioni continue che hanno messo alla prova gli stomaci dei passeggeri (e infatti, qualcuno non ha retto).
La ciliegina è stata il comandante che ha comunicato che “le condizioni di vento a Bratislava non consentono un atterraggio in sicurezza. Quindi giriamo un po’ in tondo e, se non migliorano, atterremo da qualche altra parte”. Senza specificare dove.
Già mi vedevo, mezzo svomitazzante, perso da qualche parte a caso tra Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria, con lo spettro di rimanere in ballo per tutta la notte.
Poi, fortunatamente, le condizioni sono rientrate nei limiti per l’atterraggio, anche se comunque si è ballato molto nella discesa (anche il mio stomaco, di solito molto resistente, ha rischiato di cedere, anche perchè abbastanza vuoto). Il vento laterale ha spaventato molta gente e tutti si guardavano con sguardo poco tranquillo.
Il sobbalzo dovuto alle ruote che toccavano terra è stato salutato da un fragoroso applauso di liberazione. Nonostante quello che mi dice sempre Sissio a riguardo, mi sono unito anch’io.

Io sono Leggenda – Libro vs Film

Dopo La Bussola d’Oro (che ero sicuro di aver recensito in un post che non trovo), eccomi a leggere il libro da cui è stato tratto l’altro film che ho visto recentemente.
Il libro e il film sono molto diversi, perchè (ovviamente, ma era proprio necessario?) il film semplifica molto.
Il protagonista nel libro non è un medico, la sua famiglia muore per il contagio (un contagio che trasforma in vampiri, con tanto di rimedi a base di aglio, paletti e croci), l’azione si svolge fuori Los Angeles e non a New York, il cane appare solo a un certo punto, la ragazza e il bambino cui lui consegna la cura non appaiono per nulla.
Ma questi sono solo elementi di contorno.
Quello che al film manca completamente è l’evoluzione del personaggio, dalla disperazione iniziale, al suo studiare per capire cosa è successo, fino alla accettazione della sua solitudine e di quello che ne deriva.
Tutto questo porta alla grossa differenza nel finale. Ho letto molte recensioni del film dove si illustrava come in quest’ultimo ci fosse un finale più positivo. Solo leggendo il libro ho capito cosa intendevano.
Nel libro, il virus evolve, generando due tipi di vampiri, il secondo dei quali dotato di intelligenza e capacità di darsi una struttura sociale. Questi diventano la specie dominante del pianeta, eliminando prima i vampiri del primo tipo e infine i pochi umani rimasti.
“Io sono leggenda” è la frase finale del libro, quando lui realizza che ormai lui è l’ultimo umano rimasto, colui che lotta contro quella che ormai è diventata la società, colui che animerà i racconti popolari come adesso lo sono i vampiri: un mito, una leggenda.
Il libro si lascia leggere abbastanza piacevolmente, anche se alcuni passaggi sono un po’ deboli, specie quelli in cui lui elabora le sue teorie mediche, dove manca un po’ il riferimeno a cosa lo spinge a una certa ipotesi piuttosto che a un’altra (cosa tanto più evidente quanto più il protagonista viene dipinto come ignorante sulla materia).
Gli ultimi capitoli, però, scorrono via in un lampo. L’arrivo di Ruth, il crollo delle sue difese, la lotta finale, forse anche perchè completamente diversi da ciò che appare nel film, ti prendono proprio.
Insomma, un libro che merita proprio tutta la fama che ha.
Voto: 7.

Venezia è bella, ma non ci vivrei

Dopo diversi anni (io dico 5 o 6, SteGal di più) siamo tornati ad inaugurare la stagione orientistica con la notturna di Venezia.
Le gare di Venezia hanno sempre il loro fascino (le stradine, i ponti, le scelte complesse) e le loro avversità (i turisti) e anche questa volta non è mancato nulla di entrambi.
La zavorra del gruppo (cioè il sottoscritto) ha fatto sì che si sia andati in macchina, invece del solito treno: con la mia velocità attuale non avrei fatto in tempo ad arrivare alla stazione in tempo per l’ultimo per Milano (possibile che dopo le 19.51 non ci siano più treni per Milano fino al mattino dopo?). Così, invece di rischaire di fare tutto di corsa dopo la gara, abbiamo dovuto correre per arrivare in tempo alla partenza (peraltro data con cinque minuti di anticipo).
Crogiolandomi nel mio fresco passaggio in M40, ho optato per la M35-44 invece di una più confortevole MB.
Pronti, via, e sbaglio. Ho preso la stradina di fianco a quella che cercavo (coperta da una dell’organizzazione) e mi è toccato tornare indietro.
I primi otto punti sono stati affrontati con scelte in sicurezza, un filo più lunghe, ma facili da seguire anche senza usare la torcia per leggere.
Il percorso è comunque interessante e mediamente impegnativo. I ponti non sono immediati da scorgere in carta e occorre molta attenzione a leggere tutta la tratta per non sbagliare.
La folla, essendo il carnevale sospeso per lutto cittadino, è leggermente inferiore alle attese e, quando anche non superabile, mi consente comunque di rifiatare (una tattica di gara sensata).
Ovviamente non sono mancate le solite scene: l’atleta che investe qualcuno, il padre che spiega al bambino cos’è la caccia al tesoro, la signora in pelliccia che guarda disgustata il tizio sudato che le si avvicina nella stradina.
Io mi sono preso una martellata: un tizio ha stabilito che andavo troppo piano rispetto agli altri concorrenti e mi ha delicatamente colpito con un martello di gommapiuma sgridandomi e incitandomi allo stesso tempo.
Quando è arrivata a passare per il Ponte di Rialto, la gara è diventata meno interessante, con scelte più semplici e dove l’unico dubbio è stato se allungare o rischiare l’attraversamento della folla. Io ho sempre optato per quest’ultima, sapendo che non avrei mai guadagnato abbastanza in velocità.
Il tempo finale è stato migliore di quanto mi aspettassi, dato l’allenamento nullo. Il cronometro di gara dice 1.13 e rotti, mentre il mio dice 1.15. Entrambi ben al di sotto dell’ora e venti che mi aspettavo di impiegare.
Insomma, una trasferta intensa e divertente. Come sempre.
Peccato che ancora per un po’, resterà l’unica della stagione...

Wikinger

In attesa che arrivi la nostra copia dalla Germania, il prestito da parte di Max ha consentito a me e a Roby di provare questo gioco.
Il gioco è molto semplice, più di quello che sembra dalla spiegazione. Lo scopo è fare punti mediante la posa di omini sulle tessere. Entrambi vengono acquistati (in coppia) in base al prezzo determinato da una ruota.
Vi sono sia diversi tipi di omino, con le sue prerogative e i suoi limiti, sia diversi tipi di tessere.
In due, il gioco sembra poco interessante, in quanto ci sono sempre abbastanza omini di ogni tipo per tutti.
Probabilmente, in tre o quattro giocatori il gioco assume un andamento più combattuto e interessante.
Al momento il voto è 6+. Ma mi riservo di rivederlo.

Un genio

E poi Roby mi sgrida quando critico National Geographic Channel.
Guardate questo illustre scienziato, cosa ha combinato.

mercoledì, gennaio 23, 2008

Tutto un altro volare

Martedì sono rientrato a Bratislava con un tragitto diverso dal solito.
Visto che Ryanair non vola su Bratislava il martedì, sono tornato al vecchio amore SkyEurope.
Che però mi ha molto deluso.
L’arrivo in aeroporto, che il martedì è molto più tranquillo e vuoto, faceva presagire un viaggio di tutto riposo, anche se una nube oscurava il mio buon umore già da venerdì scorso.
Il fatto è che SkyEurope non vola più su Bratislava, bensì su Vienna e questo implica un’ora di pullman aggiuntiva.
Comunque, faccio il check-in e mi metto in placida attesa del volo. Che ovviamente ritarda.
Salgo sull’aereo e scopro che, con tutte le cattiverie dette a riguardo, ormai preferisco la gara ai posti migliori di Ryanair rispetto all’assegnazione di SkyEurope. Il posto era scomodo e in volo si è ballato un bel po’.
All’arrivo mi metto alla ricerca dello Shuttle SkyEurope per Bratislava. Totale assenza di informazioni e soprattutto il ritardo di venti minuti del volo che mi ha fatto perdere la coincidenza.
Fortunatamente ci sono altri vettori che fanno Vienna-Bratislava, anche se arrivo un po’ più lontano da casa. Sono più frequenti e costano anche meno!
Ho così percorso, dopo più di un anno, la strada che mi ha visto fare avanti-indietro per i WMOC 2006, ho attraversato l’ormai chiuso (grazie a Schengen) varco di frontiera tra Austria e Slovacchia e ho finalmente attraversato il ponte sul Danubio costruito durante la mia scorsa permanenza.
Invece di arrivare alle sette sono arrivato alle nove, e se si escludono i pochi pro di cui sopra, spero proprio di non doverlo fare mai più.

Domenica di Giochi

Approfittando del week-end lungo dovuto all’appuntamento di lunedì per l’ecografia, la domenica pomeriggio è stata dedicata al gioco. Se il DiPa non avesse avuto impegni teatrali per la serata, si sarebbe giocato a Civilization (cosa che aspetto da secoli), invece ci si è dedicati a partite più brevi.
Prima partita a Oregon, in un tavolo con me, Roby, Farah e DiPa. Il gioco continua ad essere piacevole e sufficientemente semplice da spiegare e giocare da poter essere proposto a chiunque. La vittoria è andata a Roby, secondi alla pari io e DiPa, ultima Farah.
Seconda partita ai dadi di Catan, per dare modo a SteGal di arrivare e alla Farah di salutare. Vittoria ancora per Roby, secondi a pari merito io e DiPa.
Finale di giocata con Brass, con SteGal al tavolo al posto di Farah. Finora a Brass avevo preso autentiche scoppole, ma devo dire che giocando in quattro il gioco ha una dinamica completamente diversa, essendo giocato su un numero di turni inferiore e con maggiore disponibilità di risorse.
Il mio gioco non riesce ad essere attento a risorse per troppi turni in avanti e quindi è penalizzato nel gioco a tre, mentre su quello a quattro è risultato vincente. Il vantaggio alla fine della partita è stato molto ampio, degli altri, concentrati in tre punti, non ricordo l’esatta classifica, anche se mi sembra Roby, SteGal e DiPa.
Salutato DiPa, il resto della serata è stato dedicato a rivedere l’intervista di SteGal. Quale intervista? Ve lo dirà lui, se e quando lo riterrà opportuno. Nel caso, si accettano offerte in denaro e in natura...

Il gioco di dadi di Catan

Piccolo ingombro, numero di giocatori potenzialmente infinito, regole molto semplici (avete presente lo Yatzhee? No? I dadi da poker? Nemmeno? Ma con che giochi siete cresciuti?!?) e durata molto limitata sono le caratteristiche di questo gioco, che si è subito candidato a diventare un must della valigia da trasferta orientistica.
Il gioco è composto da quindici turni in cui bisogna lanciare sei dadi fino a tre volte in modo da ottenere la migliore combinazione di risorse per costruire i classici oggetti di Catan (accampamenti, strade, soldati e città). La fase di commercio consente, in maniera molto limitata, di sopperire alla cattiva fortuna.
Il gioco, completamente soggetto al fattore caso (d’altra parte di lancio di dadi si tratta), ha una piccola, ma determinante, componente strategica che serve a garantirsi il maggior numero possibili di risultati positivi ad un lancio di dadi (dopo quasi dieci partite, sono solo stati 4 su 150 i tiri che non hanno portato a nessuna costruzione, e di questi 3 sono stati causati più da errori grossolani che da vera sfortuna).
Il gioco è molto semplice e poco profondo, ma ha il vantaggio di essere veramente portatile.
Voto: 6,5.

Quattro Centimetri

Questa la dimensione del Fibrolipoma che, durante l’ecografia (afia, afia, afia), ha fatto bella mostra di sè sulla mia guancia sinistra, da diverso tempo gonfia.
La cosa è tranquilla, ma richiederà per sicurezza l’intervento di asportazione (sperando che non mi faccia più brutto di quello che già sono).
Per tranquillità, ho provato a cercare su Wikipedia di cosa si tratta.
Pessima idea.
L’unica cosa che ho trovato è stata Lipoma, che ha la caratteristica di crescere nel cuore, ed essendo asintomatico, il soggetto può tranquillamente morire prima di accorgersi della sua presenza. La definizione resta un po’ sul vago se è il lipoma a causare il decesso o meno.
Successive ricerche sono state molto più efficaci, anche se non ho mai trovato riferimenti a casi su una guancia.

sabato, gennaio 19, 2008

Certi risvegli son più duri di altri

Dopo tanti anni, il fatto che Roby prenda ancora seriamente tutto quello che dico ancora mi sorprende. Certo, il fatto che io approfitti dei momenti in cui lei ha la guardia abbassata, aiuta.

Ore 8.15, al bar davanti al cappuccino.
"Scusa Roby, ma allora Farah ti ha risposto per quest'estate?"
"Sì. Ha detto che viene."
"Ma se poi il suo capo non le dà le ferie?"
"Eh, ma insomma! Se glielo dice adesso, non può non dargliele..."
"Roby, guarda che sei tu il suo capo."
"Ah, già. E' vero."

giovedì, gennaio 17, 2008

Quell'inconfondibile ronzio...

...di paduli che si preparano al decollo.
Voci sempre piu' insistenti danno per altamente probabile un'allungamento del mio assignment a Bratislava.
Io ci provo a seminare danni, ma evidentemente sono irrisori o troppo ben nascosti.

mercoledì, gennaio 16, 2008

Crash Test

Stamattina, mentre mi reco in ufficio con lo sguardo vacuo da semi-assonnato, vengo svegliato da uno schianto proprio davanti a me.
Una fanciulla in fase di parcheggio ha bellamente centrato il palo davanti a lei, piegandolo quasi del tutto. La dinamica dell’incidente era chiarissima: la ragazza non ha assolutamente visto il palo, forse distratta dalle chiacchiere con il suo ragazzo seduto alla sua destra. Il parcheggio era a lisca di pesce e stava entrando in avanti, quindi non ci sono altre spiegazioni.
Il fatto che il tutto si sia consumato pochi metri davanti a me mi ha consentito, sebbene appisolato, di cogliere in pieno le facce delle persone coinvolte negli attimi immediatamente successivi il botto.
La ragazza alla guida, con lo sguardo “Ma da dove è saltato fuori questo palo!” rivolto verso il suo ragazzo. Quest’ultimo con lo sguardo “Non ci posso credere! Ma come cavolo guida questa qui!” rivolto verso l’esterno, alternato a “Io non c’entro! Non la stavo distraendo in alcun modo. E’ lei, che come tutte le donne non sa guidare!”.
Per finire, la passante che ha schivato il palo in movimento, con lo sguardo “Ma guarda se doveva proprio succedere a me!” a metà tra lo choccato e il divertito.
Mi sono subito venuti in mente i tre incidenti più assurdi cui ho assistito in diretta, in assoluto disordine cronologico.
Il primo è avvenuto all’incrocio tra Via Sarca e Via Pianell. Una macchina, arrivando da quest’ultima e svoltando a sinistra, ha sbagliato la curva, stringendola troppo e schiantandosi contro il semaforo. La cosa assurda era che l’autista ha fatto tutto da solo, non c’erano macchine a disturbarlo in alcun modo. E non andava neanche particolarmente veloce. L’urto però è stato sufficientemente secco da spezzare il semiasse. Così, quando ha cercato di uscire in retromarcia dal palo, le ruote si sono aperte in due direzioni diverse e la macchina si è bloccata lì, proprio in mezzo alla strada e proprio davanti a me.
Il secondo risale ai tempi del liceo. Il sabato sera ci si incontrava in Stazione Centrale per poi andare in centro coi mezzi. Stavamo aspettando il tram in Piazza IV Novembre decidendo che film vedere, quando sentiamo il ciocco. Ci giriamo e vediamo una serie di scintille. Una macchina ha preso in pieno lo spartitraffico della fermata del tram in direzione opposta alla nostra (ai tempi non c’erano le pensiline), ha divelto il palo con il primo cartello e sta grattando il pianale sul marciapiede (da lì, le scintille). La macchina prosegue la sua corsa per qualche metro, poi si ferma, un po’ per l’attrito, un po’ perchè le ruote non fanno presa giù dal marciapiede. Scende un tizio, si guarda intorno incredulo, recupera la marmitta (persa nell’impatto) e cerca di andarsene, ovviamente senza riuscirci. La scena viene interrotta dall’arrivo del nostro tram che prendiamo, visto che comunque nessuno si era fatto male.
Il terzo è il più spettacolare. Sempre al Liceo, sempre alla solita fermata di Piazza IV Novembre. Dalla direzione da cui dovrebbe arrivare il tram, vediamo un tizio in bici. Fa il figo pedalando senza le mani sul manubrio. La bici va perfettamente dritta, nessuno sbandamento. Lui fa ancora più il figo (non ricordo se c’erano ragazze carine alla fermata, sicuramente non ce n’erano nel mio gruppo). Ci supera con sguardo di superiorità. Poi la bicicletta si apre in due e lui pianta un triplo carpiato con avvitamento da prestazione olimpica.
Il fatto era che lui era tutto perfetto perchè aveva messo le ruote della bici nella rotaia del tram, ma arrivato allo scambio, non so dire per quale motivo (se non una qual forma di punizione divina per tanta presunzione), la ruota davanti era andata dritta, mentre quella dietro aveva infilato lo scambio ed era andata a sinistra.
Il tizio, fortunatamente, non si è fatto quasi nulla. Ma la faccia con cui si è alzato e si è defilato alla chetichella è stata da cineteca.

martedì, gennaio 15, 2008

I costi del traffico

Cerco costantemente di vincere la mia pignoleria, ma a volte non ce la faccio proprio. Anche quando, in teoria, vuol dire tirarsi la zappa sui piedi.
Dopo lunga e penosa attesa sono finalmente entrato in possesso della connect card per collegare via UMTS il portatile, dato che in ufficio e nell’appartamento non ci sono Wi-Fi spot gratuiti (l’altr’anno ero stato molto più fortunato a riguardo).
Il problema è che, in pratica, la scheda è inutilizzabile. Ma solo perchè sono pignolo (ovvero, altri colleghi se ne fregeherebbero...).
Il contratto quadro dell’azienda con il provider è tale che il traffico UMTS è conveniente solo all’interno dei confini italiani. Appena superi il contratto diventa un salasso.
Esiste allora una bellissima tariffa che, in cambio di un canone aggiuntivo mensile, ti include un plafond di tot MB a bimestre.
Prima di tutto, faccio fatica a capire perchè se il canone è mensile, il consumo debba essere bimestrale. Forse lo fanno per venirci incontro, ma mi sfugge su quale bimestre si contano i consumi.
Poi, anche le modalità di utilizzo del plafond hanno le loro difficoltà.
Le connessioni vengono approssimate ai 100 KB superiori (cioè, se ti colleghi una volta al giorno ti fottono in media 3 MB al bimestre, pari a circa 15 Euri). Il plafond è valido solo se ti colleghi tramite un provider partner, cosa che ovviamente non è assolutamente sotto il tuo controllo (ad esempio, io in ufficio, col cavolo che ci riesco).
Nasce a questo punto il dubbio su quale sia l’effettiva tariffa applicata.
Il sito è assolutamente (e volutamente?) privo di informazioni, salvo dire genericamente “Guarda quanto ti veniamo incontro con l’opzione xxxx”.
A questo punto dovrei fregarmene, collegarmi, guardare la posta e fare quello che devo. Tanto poi non pago io.
Solo che mi dà fastidio pensare che cinque minuti in internet costano di più di un volo Bratislava-Orio, soprattutto quando sono qua che faccio un operativo volo a due mesi per essere sicuro che nessuno possa rompere le scatole a me o ai miei capi sul fatto che il rientrare tutte le settimane (cosa concordata con l’azienda, ma comunque in deroga alle policies aziendali) sia troppo costoso per il budget di questo progetto.
Brutta cosa la pignoleria....

PS. Sissio, stavolta mi sono informato per bene, non dovrei aver sparato minchiate...
PPS. E già che si parla di tariffe, leggetevi l’inchiesta di Repubblica sui biglietti ferroviari.

lunedì, gennaio 14, 2008

Barriere linguistiche

Ho rinnovato per il terzo anno consecutivo l’abbonamento a Spielbox, rivista tedesca di recensioni e suggerimenti sul mondo dei giochi da tavolo, che spesso ha anche la gentilezza di allegare espansioni per i giochi più famosi.
Certo, il fatto che la rivista sia interamente in tedesco, dovrebbe tenermene lontano, ma sapete com’è, fintanto che riesco a guardare le figure e che i voti sono in cifre, le informazioni fondamentali riesco a trovarle comunque.
In teoria, avrei anche due traduttori molto esperti. Ribadisco: “in teoria”.
Il primo ha una tale idiosincrasia per l’argomento Giochi da tavolo che fare una traduzione sull’argomento gli procura una sofferenza paragonabile al lavoro del suo dentista, il secondo, invece, è molto gentile, ma c’è un Ma.
Si perde in continuazione sui termini tecnici (che in un gioco purtroppo non sono secondari). Non dovrei prenderlo in giro, perchè non credo che io di fronte a un testo in inglese che parla di fini concetti filosofici farei una bella figura.
Ciò nonostante non riesco a trattenermi, soprattutto da quella volta che, di fronte al sito del mio attuale pusher tedesco di giochi (ovviamente tutto e soltanto in tedesco) non fu in grado di rispondere alle mie domande su cose che avevo quasi del tutto capito da solo.
Ho da allora un dubbio: millanta un tedesco fluente oppure ricade nel caso del primo traduttore, ma applica una sottile strategia per evitare richieste ?

“Studiare il Tedesco?”, direte voi. Non preoccupatevi. Ce l’ho in agenda.
Subito dopo il Giapponese...

domenica, gennaio 13, 2008

Corse d'altri tempi

Ieri sera, Davide e Paola ci hanno invitato a cena da loro.
L’occasione era celebrare la fine del montaggio del filmino sull’Oringen 2004 (non osate criticare, io ho ancora in sospeso quello di Australia 98...) e il restauro in digitale di quelli delle prime gare internazionali della nostra carriera orientistica, Svizzera 97 e Scozia 99.
Al di là della ormai assodata maestria del regista, la cosa che mi (ci) ha lasciato senza (o meglio con poche impronunciabili) parole è come il tempo abbia effettivamente lasciato i suoi segni su di noi.
Avendoli guardati in ordine cronologico inverso, poi, l’effetto è stato ancora più devastante.
Ero magrissimo, veramente al limite della denutrizione, non portavo ancora la barba e i capelli c’erano ancora tutti. Paolo C., SteGal e Atty erano anche loro magrissimi, Paola aveva i capelli corti (quasi me l’ero dimenticato), Davide era più magro, Sabrina partecipava alle gare (cosa che ha molto velocemente smesso di fare).
La battuta più facile non poteva essere che “Certo che dieci anni di orienteering ti segnano proprio!”.
Ma in realtà, pur ripensando con affetto e un po’ di mancanza a quello scheletrino che vola in discesa, sulle ali della rivalità italo-giapponese che aveva animato la mia sei giorni di Svizzera, preferisco il me stesso di adesso, con la sua pancetta, i suoi doloretti e le sua terribili prestazioni sportive. E lo stesso penso degli altri protagonisti di quelle avventure.
Comunque adesso vado a piangere qualche lacrimuccia lo stesso...

venerdì, gennaio 11, 2008

Sonni agitati

Mi sono ormai abituato a non riuscire ad addormentarmi prima dell'una passata. Solo che adesso iniziano a mettercisi anche dei sogni devastanti che mi svegliano prima dell'alba.
Non li ricordo bene, ma quello della notte scorsa mescolava lavoro, vita privata, film, telefilm e fumetti. So che c'era un incidente in auto, i mostri di Io Sono Leggenda, la Justice League di Smallville, Roby, mia sorella e il problema della conversione dati (il mio progetto qui a Bratislava). Poteva essere qualcosa come il fatto che il progetto di conversione degli zombi in supereroi della JLA (oppure il contrario) si era incagliato su un incidente d'auto in cui Roby era testimone, ma essendo in Italia non poteva testimoniare.

Mi sa che l'esperimento con i tortellini spagnoli non è andato troppo bene.

giovedì, gennaio 10, 2008

Ma dove hai la testa?

Signori, un genio come questo deve proprio fare una bella vita (al di la' dei problemi psichici da troppo Venerdi' 13)

...Anche quando ricevo!

Uscito dal cinema, riaccendo i cellulari.
Pappapparapapparapappara, l’inizio di “Message in a Bottle” dei Police mi comunica che mi è arrivato un messaggio (ragazzi che fantasia di suoneria...).
E’ mia sorella: “Ciao Piero, non è che per caso hai registrato Smallville ieri sera, che noi non si siamo riusciti? Come è stato il rientro a Bratislava?”. Avrei potuta prenderla in giro sull’elevato tasso di fallimenti con la programmazione del video-registratore, invece preferisco farle pesare qualcos’altro. “Non ho risposto prima perchè ero al cinema. Smallville era programmato, anche se mica me lo avevi detto che avevano cambiato orario e giorno” (sapete com’è, tendo ad essere molto infantile) “Controllo quando torno a Milano. Il rientro è stato tranquillo, ma ne ho già le palle piene”.
Pappapparapapparapappara, “Che film hai visto? Ci sei sabato alla festa di Alessia?”
Rispondo. “Io sono leggenda. Carino ma non adatto a te. Sabato pomeriggio o sera?”
Pappapparapapparapappara, “Pomeriggio. Allora mi sa che non l’hai registrato. Peccato c’era xxxxx” (ecco, grazie per avermi rovinato la sorpresa, che sono indietro di un tot di puntate).
A questo punto, dovete sapere che io odio gli scambi di SMS che vanno al di là del terzo, perchè a quel punto tanto vale fare il numero e chiamare direttamente. Aggiungete che ero sulla strada di ritorno dal cinema e muovere le dita fuori dal caldo delle tasche era poco piacevole e con tutti i discorsi ancora in sospeso si rischiava di fare l’alba.
Per chiudere il discorso, decido di usare un argomento che mia sorella rispetta molto.
“Il fatto che tu non mi abbia detto del cambio di orario, non vuol dire che non lo sapessi per altra via. Stai tranquilla, l’ho registrato. Ora basta SMS che mi costi una fortuna.”
Invia.
Nel preciso momento in cui vedo l’icona dell’invio, realizzo che l’informazione inviata non è completa.
Volevo dire “Anche quando ricevo”
Pappapparapapparapappara.

Io sono Leggenda

La stagione di “Kino@Bratislava” è ripresa con l’imbarazzo della scelta tra “I Am Legend” (con Will Smith) e “American Gangster” (con Denzel Washington e Russel Crowe).
Nonostante l’accordo di vederlo con gli amici in Italia, sono andato lo stesso a vedere il primo (il secondo probabilmente next week).
Il film è la trasposizione (non so se la terza o la quarta) dell’omonimo romanzo di Richard Matheson (anche questo comprato e parcheggiato in attesa di vedere il film).
Will Smith è l’unico sopravvissuto a un virus che ha colpito l’umanità intera, uccidendone il 90% e trasformando il resto in un branco di mostri selvaggi e carnivori. Di giorno si muove tra le rovine di New York alla ricerca di sopravvissuti e di cibo mentre cerca una cura per guarire gli infetti. La notte si chiude in casa sperando che i mostri non trovino la sua casa.
La storia, ormai un classico della fantascienza e anche del cinema, regge tutto il film, che ha però alcuni difetti fondamentali.
Il primo è Will Smith. Bravo, per carità, ma in un film in cui per gran parte del tempo è l’unico umano presente in scena commette l’errore di gigioneggiare un po’ troppo, un po’ alla “Il Principe di Bel Air”. La scena di Shrek e quella di Bob Marley, anche se effettivamente aiutano ad allentare un po’ la tensione, potevano sicuramente essere fatte meglio.
Il secondo difetto sono gli effetti speciali. Un film come questo si può fare con oppure praticamente senza computer graphic. Se scegli di usarla, allora lo fai bene. La scena iniziale di lui sulla macchina sportiva è assolutamente fastidiosa, le ruote girano a vuoto sul terreno e a volte neanche sembrano che tocchino terra. Il trucco dei mostri si poteva fare meglio con un po’ di cerone e qualche dentiera. E poi, diciamoci la verità, siamo stufi di vedere in ogni film i ponti di Brooklyn distrutti con mezza campata a testimoniare la fine del mondo (dopo il braccio della Statua della Libertà ne “Il Pianeta delle Scimmie” non è più ‘sta gran ideona).
Insomma un film che poteva anche meritarsi un buon voto, ma che per me (gli amanti del genere non saranno sicuramente d’accordo) si ferma al 7-.

mercoledì, gennaio 09, 2008

Cosa vi siete persi? Parte 4: Serie TV

Quando sono molto giù o mi butto su “Harry, ti presento Sally” o vado di serie TV in dosi massiccie. Questa volta è toccato alle serie.

La quarta serie di House M.D. in lingua originale, alquanto ostica da capire sia per come parlano sia per il gergo da ospedale (ho capito solo “Lupus” e “You’re fired”), porta su un ulteriore livello di assurdità tutta la schizofrenia del protagonista e dei suoi collaboratori (che chi ha visto la terza serie si domanda chi saranno visto i licenziamenti/dimissioni di Chase, Cameron e Foreman). Dal punto di vista medico, continuo a pensare che piuttosto che un dottore come lui preferirei un giro alla roulette russa (le probabilità di rimanerci sono le stesse, ma con minori sofferenze); dal punto di vista dei rapporti tra i personaggi, si ride di grosso (o almeno così è successo a me, ma ero triste e solo a Bratislava).

La seconda serie di Boston Legal, serial di cui già parlai qualche mese fa, è forse ancora meglio della prima, tagliando un po’ sulle trame amorose (lasciandole ai coprotagonisti) e concentrandosi sulla follia (presunta) del personaggio impersonato da William Shatner e agli scontri tra i caratteri dei protagonisti (soprattutto sulle diverse idee politiche). Shatner è fenomenale nel rendere la sua assoluta fedeltà ai classici clichè repubblicani e sono più le volte che usa la pistola di quelle che usa la legge. Impagabili le citazioni da Star Trek e i cameo di personaggi in auge negli anni ottanta (Heather Locklear, Tom Selleck e Michael J. Fox). I casi affrontati (nell’eredità di Ally McBeal) sono spesso abbastanza assurdi e scavano (non so con quanta fedeltà alla realtà) tra le pieghe interpretative della legislazione statunitense. Insomma, una serie molto divertente.

La sesta serie di Smallville (che ho appena visto non ha superato la prova dell’audience finendo in terza serata su Italia 1) prosegue con il suo ritmo ormai stanco. L’introduzione di Freccia Verde ha portato un po’ di aria fresca, ma ha rischiato di oscurare definitivamente il grigio Clark Kent. La storia tra Lana e Lex è una autentica palla. Le uniche note positive vengono dai personaggi di Chloe e Lois che mettono quel po’ di simpatia che altrimenti latiterebbe del tutto. Una menzione alla puntata con la nascita della Justice League of America (anche se ancora senza Batman, Wonder Woman e Green Lantern), anche se hanno esagerato con i toni (spreco la parola in questo contesto) epici. Ormai la serie è alla frutta, spero proprio che con la settima serie (come da programma originale) chiuda i battenti.

Cosa vi siete persi? Parte 3: Cinema

Quest’ultimo mese sono andato al cinema una sola volta, a vedere “La Bussola d’Oro”, filmone fantasy (genere ormai ultra sfruttato da Hollywood) che, forte di una trilogia best-seller per ragazzi e dell’appeal di Nicole Kidman, mira a conquistare i box-office di tutto il mondo.
Non ho letto il libro (non ancora), per poter giudicare il film per quello che è, sperando in questo modo di godermelo un po’ di più (insomma evitare l’effetto fan de “Il Signore degli Anelli”).
Il film è discreto, anche se la storia è deboluccia e scontata in alcuni passaggi. Le citazioni ai film di riferimento (il “Io sono tuo padre” di Guerre Stellari, le inquadrature stile “Lord of the Rings”) si sprecano e i personaggi chiave sono solo abbozzati per dare più spazio alla azione pura. Il non finale da primo volume della trilogia, poi, mette in attesa di un secondo capitolo che non sono così ansioso di vedere. Voto: 6-.

Anche se non al cinema, ho recuperato la visione di due film di un anno fa che non ero riuscito a vedere: “The Illusionist” e “The Prestige”, entrambi con un cast di un certo rilievo.
Come si può dedurre dai titoli, le storie hanno alcuni tratti in comune, anche se poi li sviluppano in modo molto diverso e con esiti ancora più distanti.

“The Illusionist” è ambientato a Vienna, durante l’Impero Austro-Ungarico e narra la storia di Eisenheim, grande illusionista e la sua storia d’amore con Lady Sophie, minacciata dal suo essere promessa all’erede al trono Leopoldo. La storia è scritta abbastanza bene e ruota intorno alla sfida tra i giochi di prestigio e da illusionista e la spiegazione del trucco. Peccato che un passaggio a un terzo del film sia stato per me troppo indicativo di come sarebbe finito, guastandomi un po’ la visione (gli altri presenti non l’hanno colto e sono arrivati alla fine con maggiore suspence e quindi con maggiore divertimento). Voto: 6,5.

“The Prestige” si svolge invece a Londra e racconta della rivalità tra due illusionisti nata a seguito della morte della moglie di uno dei due a causa di un errore dell’altro. Rivalità portata fino alle estreme conseguenze. Il film è abbastanza complesso da seguire, con diversi livelli di flashback (tipo A che legge il diario di B dove racconta il contenuto del diario di A precedentemente rubato). Anche quello che sembra evidente, in realtà ha dietro un mistero diverso, un gioco a spiazzare che alla fine però diventa un po’ troppo fine a se stesso.
Un altro elemento che incasina il tutto è che non si capisce se ci si muove in un contesto dove certe cose contrarie alle leggi della fisica sono effettivamente possibili (la macchina per il teletrasporto) oppure no (e quindi ogni illusione ha effettivamente dietro un trucco molto pratico). Io (nella mia ansia di indovinare il finale) ho optato per una ipotesi, SteGal per l’altra e abbiamo immaginato due finali ben diversi. Il mio andava bene fino a cinque minuti dal termine, il suo era quello giusto.
Il finale però mi è sembrato un po’ inconsistente, al di là della morale di fondo.
Nel complesso un film sufficiente, ma non del tutto. Voto 5/6.

Nove Parole

Oggi e' stata una giornata tipo qua a Bratislava.
Segue resoconto dei dialoghi avuti in ufficio, parola per parola.
All'arrivo: "Dobre Rano" (ovvero Buon giorno).
In mensa: "Menu dva" (Menu due)
Alla cassa: "Sto Koruna" "Dovidenia" (Cento corone - Arrivederci)
Al tizio cui ho tenuto aperto la porta "Dakujeme" (Grazie)
Stasera quando andro' via: "Dovidenia"

Aspetto con ansia la prima partita di Capello sulla panchina dell'Inghilterra, almeno gli inglesi potranno venire a insultarmi...

martedì, gennaio 08, 2008

Cosa vi siete persi? Parte 2: Feste di Natale

Il mese di dicembre da dieci anni a questa parte vive delle solite tappe. Ponte di S.Ambrogio con Giochi Sforzeschi e Ciarpame Leonardesco; il sabato dopo, la cena sociale dellUnione Lombarda; il sabato seguente, la festa organizzata da me e Roby e infine l’ultimo dell’anno da Paolo e Sabrina.
Quest’anno, complici il ricovero di mia madre, il rientro a Bratislava e la diversa organizzazione dell’evento, è saltato il primo appuntamento.
In compenso sono stato invitato alla cena natalizia della Banca qui a Bratislava. Dopo averci pensato a lungo ho deciso di accettare, prendendomi il rischio di pentirmene in un secondo momento.
Per la serie “Cominciamo bene”, c’era da portare un regalino e nessuno me l’aveva detto (ci potevi pure pensare, direte voi). Inoltre avevo capito che era un aperitivo (anche perchè alle cinque io faccio merenda, mica cena) e l’arrivo del piatto unico mi ha preso alla sprovvista.
Il fatto piacevole è stato che al di fuori delle mura dell’ufficio sono tutti molto più chiacchieroni ed anche ad ampio raggio (vacanze, arrivo dell’euro, storie di famiglia, filosofia spicciola, sport, etc.).
Un momento di difficoltà quando è arrivata la zuppa di Natale, una brodaglia dall’odore veramente immondo a base di crauti, cipolla e chissà cos’altro. Ma con la prontezza che mi contrddistingue quando devo evitare un piatto che non mi piace (ne sa qualcosa Roby) mi sono dedicato a servire (abbondantemente) tutti i vicini finchè non sono finite le scodelle.
Poi è iniziata la distribuzione dei regali, con il meccanismo classico dell’estrazione del nome. Qui la fortuna mi ha baciato, assegnandomi un bellissimo romanzo storico completamente in slovacco. La gran capo dell’IT, sentendosi in colpa per un regalo inutilizzabile, mi ha fatto omaggio allora di uno dei regali avanzati. Una scatola di cioccolatini bulgari a forma di posizioni del Kamasutra.
Mi è venuto il sospetto che un po’ mi stessero a pigliare per il c..o, ma ho preferito pensare bene. Tanto nessuno dei due regali raggiungerà mai Milano...
La festa UL è andata come sempre, con cibo a volontà e chiacchiere a fiumi. La piacevole sorpresa è stata la caccia al tesoro via SMS, organizzata da Stephen. Anche se con alcuni problemi tecnici (dovuti al fatto che si trattava del primo esperimento), l’idea di vagare per le strade in base a ciò che un SMS ti indica è stata molo divertente.
La festa mia e di Roby, ormai alla decima edizione, è volata in compagnia di 25 amici che si sono sorbiti i miei giochini, il cui gradimento è stato inversamente proporzionale al tempo speso per prepararli (effettivamente, i quiz sui Carosello degli anni sessanta erano un po’ troppo complicati).
Infine il Capodanno dai Consoli, dove ho preparato parte dei giochi, ma dove Paolo ha tormentato gli orientisti con “Piazza la foto sulla cartina” ovvero associare le foto fatte ai punti di una gara di CO alla corrispondente posizione in cartina. Lui pensava che in dieci minuti avremmo buttato lì una risposta. Invece la testardaggine propria di tutti gli orientisti ha fatto sì che ci siano voluti cinquanta minuti prima che si arrivasse a una soluzione, perchè “o si fa tutto per bene o è inutile persino iniziare”.
Un ultima segnalazione va alla cena della vigilia da Mirella, notevole per qualità di cibo e compagnia, dove sono anche riuscito a dare sfoggio delle mie conoscenze tecnologiche in materia di PS3 e di Home Theater (Ah! Ah! Ah!).
Se tutti i mesi fossero come dicembre, sarei in breve tempo sopra i cento chili.

Cosa vi siete persi? Parte 1: Giochi

Il mese trascorso è stato pieno di partite, anche se povero di vittorie. Nemmeno il buon caro Puerto Rico ha portato le soddisfazioni di untempo.
Le partite sono sempre state intense e combattute, sia che al tavolo ci fosse SteGal, che l’avversario fosse il DiPa o che fosse una tranquilla (!) sfida a due con Roby.
Tra i giochi nuovi provati, Brass e Imperial.
Semplice, ma non banale il primo, altamente strategico e quindi complesso il secondo. Il giudizio per entrambi è positivo, con una preferenza per Brass. L’impressone è che Imperial sia un gioco che si gode appieno in 3 o 4 giocatori (nella partita di prova eravamo solo io e Roby).
Le recensioni dei giochi le posterò in occasione delle prossime partite, ma se volete notizie potete leggere qui oppure qui.
Il DiPa vuole che organizzi una giornata full immersion a Civilization, possibilmente con il numero massimo di partecipanti (ovvero 7), ma la cosa ancora non si è concretizzata e i sabati a disposizione sono pochi prima della ripartenza delle gare di CO.
Se siete interessati, fatemelo sapere (Rusky, non dire che organizzo sempre senza dirti niente...;-P)

Metropolitana a 5 tacche

La mia sopportazione dei cellulari (soprattutto altrui) è inversamente proporzionale alla dimensione del luogo in cui questi suonano o vengono (rumorosamente) usati. Potete quindi immaginare quale possa essere la mia gioia a sapere che la linea Metropolitana 1 di Milano è in fase di copertura telefonica.
Si comincia con cinque stazioni in centro, poi entro l’estate fino a Loreto e a seguire anche le altre linee.
Un autentico servizio alla clientela!
Uno dei pochi momenti tranquilli della giornata è quando, dopo una lunga giornata lavorativa, mi accomodo sulla metropolitana e so che quei metri che mi separano dalla superficie mi proteggono da quelle classiche domande da fine giornata dei miei capi. “Spegni il telefono”, direte voi. Ed è ovvio che andrà così, diventando però un atto voluto, non più un vantaggioso “problema tecnico”.
Per non parlare poi delle suonerie che faranno a gara per decidere qale sia tra di loro la più noiosa o delle persone che (anche per superare il rumore di fondo dei treni) si metteranno a gridare i fatti loro in carrozza.
Ha un bel da dire l’ATM a ricordare la buona educazione nei treni. Con il casino e la puzza che ci sono sempre, uno non ci mette niente a lasciarsi andare e a unirsi alla massa dei maleducati. Sono quasi pronto a scommettere che in poche settimane anch’io mi unirò al gruppo e disconoscerò questo post, frutto della mia attuale lontananza dai treni della MM.

lunedì, gennaio 07, 2008

Milano nei Parchi 2008

Ricevo (dal sito dell'Unione Lombarda) e pubblico. Mi raccomando, partecipate!

Dopo la fortunata prima edizione 2006, che ha visto al via un migliaio circa di appassionati nell’arco delle 4 prove, e quella ancora più ricca di partecipazione del 2007 con circa 1600 partecipanti al via, l’A.S.D. Unione Lombarda Milano, in collaborazione con l’Unione Sportiva Acli Milano, organizza sabato 16 febbraio 2008 presso il Parco Forlanini di Milano la prima prova della terza edizione di “Milano nei Parchi”, manifestazione sportiva di Corsa d’Orientamento (Orienteering) aperta sia a coloro che vogliono avvicinarsi a questa disciplina sia agli sportivi che vogliono mettere alla prova la propria tenuta atletica non più su un percorso fisso bensì su un tracciato da “inventare” con l’ausilio di una apposita mappa.

Il ritrovo è previsto a partire dalle ore 9.30 nel piazzale antistante il Centro Sportivo SAINI – Via Corelli. Un team di atleti orientisti sarà a disposizione del pubblico per illustrare le regole di questa disciplina agli esordienti. I percorsi resteranno aperti fino alle ore 13.00.

Saranno predisposti, interamente all’interno del perimetro del parco, in zone quindi non interessate dal traffico automobilistico, 3 percorsi a lunghezza crescente: quello più corto (2 km circa) adatto anche ai bambini accompagnati dai genitori, il percorso “medio” (4 km circa) ed un percorso “lungo” di circa 5,5 km di lunghezza. Anche gli atleti più esperti potranno cimentarsi su un tracciato misto e ricco di sorprese, adatto a coloro che vogliono riprendere confidenza con mappa e bussola in vista delle prime gare ufficiali del calendario nazionale (calendario 2008 che propone il Parco Lambro, più volte teatro della Milano nei parchi, come terreno di gara per l’assegnazione dei titoli regionali sulla distanza sprint domenica 24 febbraio).

L’iscrizione alla prova e’ gratuita e puo’ essere effettuata sia presentandosi sul posto, sia inviando una e-mail all’indirizzo di posta elettronica parchi@unionelombarda.it. Per tutti i percorsi verrà stilata una classifica che sarà pubblicata sul sito www.unionelombarda.it

L’Orienteering è una prova di corsa o cammino su terreno vario in cui i partecipanti, con l’ausilio di una carta topografica molto dettagliata, devono raggiungere nel minor tempo possibile e con scelte di percorso autonome il traguardo, passando da una serie di punti di controllo detti “lanterne”.
Il percorso tra un punto di controllo e l’altro viene scelto da ciascun concorrente in base alle caratteristiche del terreno ed alle proprie capacità tecniche ed atletiche.
La carta topografica è realizzata appositamente per questo tipo di competizioni, con una precisa simbologia ad essa allegata.

Il programma non ancora definitivo della “Milano nei parchi 2008” prevede l’organizzazione della seconda e terza tappa:
- sabato 1° marzo, presumibilmente al Parco delle Cave (zona Forze Armate)
- sabato 5 aprile al Parco Lambro o al Parco del Monte Stella di San Siro Una quarta tappa è prevista nel mese di maggio, in data e luogo ancora da definire.

Spider-Dallas (ovvero l’amichevole Bobby Ewing di quartiere)

Avvertenza: nel seguito di questo post verranno svelati avvenimenti relativi a fumetti Marvel NON ANCORA pubblicati in italiano. Astenetevi dalla lettura se non volete rovinarvi la sorpresa (anche se forse il titolo già fa capire qualcosa.
Avvertenza numero 2: guardate che stavolta davvero non vado per il sottile. Leggete a vostro rischio e pericolo.
Avvertenza numero 3: ultimo avvertimento. Poi non dite che non vi avevo avvertito.

Ultimamente la Marvel pubblica storie che pubblicizza come cataclismatiche, ma che, alla fine dei conti, non sono tutta ‘sta gran cosa.
Non ho più parlato delle conseguenze della Civil War, perchè dopo la morte di Capitan America, lo scenario che si è venuto a creare non mi piace un gran che, anche se ammetto che ha una sua potenzialità e coerenza.
Non ho commentato la fine della World War Hulk, perchè mi sembrava sin dall’inizio una storia troppo esagerata per potersi concludere in maniera non inferiore alle attese. E ciò nonostante, il tutto aveva un suo senso e un suo perchè.
Però non posso non commentare quella autentica PORCATA che è “One More Day”, saga che chiude il lungo periodo di J.M.Straczynsky ai testi di Amazing Spider-Man, testata storica dell’arrampica-muri. Dopo aver fatto svelare a Peter Parker la propria doppia identità, averlo reso un nemico pubblico, averlo spinto sull’orlo dell’abisso con il ferimento mortale (?) di Zia May con una pallottola in realtà diretta a lui, l’editor in chief della Marvel ha deciso che la strada intrapresa non andava bene, che i toni erano troppo cupi, il futuro poco roseo e gli scenari poco praticabili.
Quindi che fa? Cancella tutto. Tipo quando Bobby Ewing, dopo essere stato morto per una stagione di Dallas, è uscito dalla doccia in cui gli avevano sparato come se niente fosse successo.
La scelta già di per sè fa schifo, ma non basta. Nell’Universo Marvel non mancano entità talmente potenti da poter modificare la realtà (si vedano i vari “House of M”, “Age of Apocalypse” e “Heroes Reborn”), però tutte queste avventure si sono sempre concluse con un ritorno alla continuity principale, magari con qualche piccola conseguenza, ma fondamentalmente in maniera quasi indolore. E soprattutto con una logica magari contorta, ma (scusate il gioco di parole) comunque logica. Nel caso in questione, si tira in ballo Mefisto, il quale non si interessa più di anime, ma di sentimenti, e promette di salvare May in cambio di una piccola cosetta: l’amore tra Peter e Mary-Jane.
Ho sempre dichiarato che il motivo principale per cui leggevo Spider-Man era la presenza della Rossa mogliettina, personaggio che nel tempo si era guadagnata uno spessore presente in pochi altri personaggi dei fumetti d’oltre-oceano (mi vengono in mente solo Sue Richards e Tempesta, oltre alla pluri-defunta Jean Grey).
La fine del matrimonio tra i due, senza peraltro alcuna ragione evidente, rappresenta un ulteriore passaggio assolutamente orribile di questa storia. Ma ancora non basta.
Tutto questo ha una motivazione molto commerciale: presentare un nuovo inizio che possa attirare l’interesse dei giovani, anche se a scapito dei vecchi aficionados. Quindi, gli autori hanno deciso di riportare le atmosfere indietro di un decennio, dove Harry Osborn (non solo il padre Norman) non è morto, dove Peter è ancora uno studente spensierato, dove tutti gli amici principali sono ancora lì intorno a lui, con la sola esclusione di Gwen Stacy (il cui cadavere è stato riesumato così tante volte da essere ormai inutilizzabile).
Come tutto questo possa riflettersi sulla continuity del Marvel Universe, dove ad esempio Peter è parte dei Nuovi Vendicatori, mi sfugge. Così come mi sfugge cosa possano avere in mente i capi della Casa delle Idee (come amano chiamarsi).
Quello che so è che, per quanto mi riguarda, l’Uomo Ragno ha ricevuto il mio preavviso: sei mesi, dopo i quali deciderò se continuare a essere un amichevole lettore di quartiere o se dirigere quei fondi verso storie più interessanti.

Ritorno a Blog Mountain

Ebbene sì, sono stato birichino. Assente (giustificato?) dal blog per ben 36 giorni.
Senza tirare in ballo alluvioni o cavallette, i motivi sono stati molti, ma posso riassumerli tutti in una vittoria schiacciante del mondo reale sul mondo virtuale.
Dopo un ponte dell’Immacolata a base di visite a parenti e amici reduci da operazioni più o meno serie (dove la scala è meno=ernia inguinale, più=ablazione alla valvola cardiaca), il rientro a Bratislava è stato caratterizzato da una tristezza crescente, causata dal peso della solitudine aggravata dalla consapevolezza che avrei dovuto essere da un’altra parte, dove sarei stato più utile o quanto meno più di compagnia.
L’avvicinarsi del Natale, poi, come sempre, mi ha ulteriormente intristito. Aggiungiamoci qualche litigata (che con due stati in mezzo è sempre difficile da risolvere) et voilà! ecco servita una bella voglia di non stare a importunare il mondo con i miei problemi.
Da qui niente post.
Le due settimane di ferie sono servite a ritemprarmi, a stare con le persone importanti, la famiglia, gli amici, ma ho preferito stare a tempo pieno nel mondo reale, senza collegarmi al blog, senza vedere le statistiche di accesso, leggendo poco i blog altrui (il DiPa mi ha subito sgridato).
A questo punto, forte di un mese di arretrato (film, fumetti, giochi, un po’ di orienteering) e armato di scheda UMTS nuova fiammante, posso ripartire e tormentarvi ancora per un po’.
E visto che non l’ho fatto prima, vi auguro un 2008 pieno di gioia.

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