lunedì, gennaio 28, 2008

Venezia è bella, ma non ci vivrei

Dopo diversi anni (io dico 5 o 6, SteGal di più) siamo tornati ad inaugurare la stagione orientistica con la notturna di Venezia.
Le gare di Venezia hanno sempre il loro fascino (le stradine, i ponti, le scelte complesse) e le loro avversità (i turisti) e anche questa volta non è mancato nulla di entrambi.
La zavorra del gruppo (cioè il sottoscritto) ha fatto sì che si sia andati in macchina, invece del solito treno: con la mia velocità attuale non avrei fatto in tempo ad arrivare alla stazione in tempo per l’ultimo per Milano (possibile che dopo le 19.51 non ci siano più treni per Milano fino al mattino dopo?). Così, invece di rischaire di fare tutto di corsa dopo la gara, abbiamo dovuto correre per arrivare in tempo alla partenza (peraltro data con cinque minuti di anticipo).
Crogiolandomi nel mio fresco passaggio in M40, ho optato per la M35-44 invece di una più confortevole MB.
Pronti, via, e sbaglio. Ho preso la stradina di fianco a quella che cercavo (coperta da una dell’organizzazione) e mi è toccato tornare indietro.
I primi otto punti sono stati affrontati con scelte in sicurezza, un filo più lunghe, ma facili da seguire anche senza usare la torcia per leggere.
Il percorso è comunque interessante e mediamente impegnativo. I ponti non sono immediati da scorgere in carta e occorre molta attenzione a leggere tutta la tratta per non sbagliare.
La folla, essendo il carnevale sospeso per lutto cittadino, è leggermente inferiore alle attese e, quando anche non superabile, mi consente comunque di rifiatare (una tattica di gara sensata).
Ovviamente non sono mancate le solite scene: l’atleta che investe qualcuno, il padre che spiega al bambino cos’è la caccia al tesoro, la signora in pelliccia che guarda disgustata il tizio sudato che le si avvicina nella stradina.
Io mi sono preso una martellata: un tizio ha stabilito che andavo troppo piano rispetto agli altri concorrenti e mi ha delicatamente colpito con un martello di gommapiuma sgridandomi e incitandomi allo stesso tempo.
Quando è arrivata a passare per il Ponte di Rialto, la gara è diventata meno interessante, con scelte più semplici e dove l’unico dubbio è stato se allungare o rischiare l’attraversamento della folla. Io ho sempre optato per quest’ultima, sapendo che non avrei mai guadagnato abbastanza in velocità.
Il tempo finale è stato migliore di quanto mi aspettassi, dato l’allenamento nullo. Il cronometro di gara dice 1.13 e rotti, mentre il mio dice 1.15. Entrambi ben al di sotto dell’ora e venti che mi aspettavo di impiegare.
Insomma, una trasferta intensa e divertente. Come sempre.
Peccato che ancora per un po’, resterà l’unica della stagione...

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