lunedì, aprile 02, 2007

Esperimento forzato

Venerdì sera, uscendo dall'ufficio, mi sono dimenticato di infilare in tasca entrambi i miei cellulari (privato e lavoro).
Cioè, per essere sincero, mi sono detto "Ricordati di metterti in tasca i cellulari", dopo di che ho salutato un collega che stava uscendo e questo semplice atto ha azzerato la memoria di breve periodo, per cui mi sono accorto che non avevo i cellulari solo cinquanta minuti dopo, quando volevo avvisare i miei che passavo a salutarli (ovviamente non li ho avvisati e non sono passato).
Questa dimenticanza (oltre a costituire un test sull'effettiva onestà delle signore delle pulizie, che ringrazio moltissimo) ha generato un esperimento sul mio comportamento mio.
Ho quindi provato un week-end d'altri tempi, quando non si prendeva il telefono per ogni pensiero che ti passava per la testa, in quanto non potevi avere la certezza della risposta. In teoria, una figata.
Purtroppo, questo ritorno alla natura è stato vanificato da vari tipi d'ansia.
Il primo era relativo all'impossibilità di essere contattato: non ho potuto avvisare tutti che il cellulare era unavailable, anche perché i numeri di telefono sono tutti memorizzati sul cellulare, quindi se qualcuno mi cercava urgentemente non mi avrebbe trovato. In questa categoria rientra il buon DiPa, che mi ha mandato un SMS ieri sera e ovviamente non ha ricevuto risposta (un discorso a parte per coloro che, pur sapendo che non avevo il cellulare, mi hanno chiamato ripetutamente, arrabbiandosi perché non rispondevo).
Il secondo è relativo al fatto che ormai mi sono abituato a uscire facendo poca mente locale sul dove, come e cosa della mia commissione (tanto poi con una telefonata regolo tutto) e quindi mi sono trovato molto in difficoltà quando sono andato al Supermercato.
Il terzo è il problema della rubrica, tutti i numeri sono memorizzati sul cellulare (non ricordo nemmeno quello di Roby) e quindi non ero in grado di chiamare nessuno, al di là di quei quattro numeri memorizzati sul telefono di casa.
Insomma, quando stamattina ho ritrovato i cellulari dove li avevo lasciati, mi sono sentito tornare alla normalità, collegato con il mondo e pronto a fare di tutto.
Al diavolo il ritorno alle origini, alla tranquillità di quando non senti squillare suonerie improbabili (Tarzan, Magnum P.I., Mission Impossible e Justin Timberlake).

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un esperimento
forzato....che èper certi versi una interessante prova di come il
nostro mondo ipertecnologico - che certo ci fornisce notizie, svaghi, lavoro - sia in fondo fragilissimo e ci renda schiavi.
Al punto che basta un nulla per farci sentire persi.
Non vi è mai capitato di trovarvi senza caricabatterie, col cellulare spento ?
Panico, e la situazione non è molto dissimile da quella che hai descritto, anche se in genere è limitata nel tempo.
Eppure c'e' stato un tempo (lo vogliamo chiamare
medioevo tecnologico ? gli anni '70 per es. ?)
in cui la la vita della gente non dipendeva da elettrodomestici (per quanto sofisticati).
La gente ricordava i numeri di telefono a memoria,
e ricordava gli appuntamenti e pianificava la
propria giornata utilizzando semplicemente gli
strumenti della natura....I neuroni, o al
massimo carta e matita.
C'erano addirittura esploratori - quelli veri intendo - che andavano in luoghi remoti e isolati senza GPS !!

c'e' quindi davvero da chiedersi se sempre e in ogni caso la
tecnologia sia un progresso, e/o consenta una
vita migliore, o se al contrario non ci stia
rendendo sempre piu' dipendenti da qualcosa che in fondo non è affatto
consolidato, vista la necessità di energia che la tecnologia richiede.
Certo la risposta generale è che la tecnologia in sè
non è nè buona nè cattiva, ma dipende dall'uso che se ne fa.
Io, nel mio piccolo, mi difendo da certe schiavitù
condedendomi la libertà di spegnere il cellulare
VOLONTARIAMENTE (pazzesco eh?) e riguadagnandomi
così il TEMPO LIBERO (unica e ultima ricchezza che ci resta) che molti barattano pur di avere
mille e mille contatti sociali.
Ma a me non importa, le persone importanti - quelle
che possono chiamarmi anche alle due di notte se serve -
hanno il numero del fisso...Gente antica, come me.

ciao,
Slide68

Pierlabi ha detto...

Concordo al 100%.
Io mi ricordo di una volta in cui un paio di compagni di scuola mi hanno tirato un pacco, facendomi aspettare alla fermata del tram in centro per quasi un'ora.
Oggi, dopo dieci secondi di ritardo, inizierei a preoccuparmi/stressare i ritardatari, i quali magari sono semplicemente a un semaforo di distanza, incastrati da una macchina in doppia fila...

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