domenica, dicembre 02, 2007

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Quando ai tempi vidi “The Blair Witch Project” pensai che si trattava di un film in cui gli autori avevano una precisa idea di come doveva finire (un Signor Finale, che da solo dava un senso al film, altrimenti deludente) al quale però non sapevano come arrivarci (gente persa nel bosco? Been there, done that).
La stessa impressione l’ho avuta con questo film, tratto da un racconto (che non ho letto, ma recupererò) di Philip K. Dick.
Sono entrato ben conscio che il rischio di porcata fosse alto, e fino a poco dalla fine ero convinto di non essermi sbagliato.
La storia ruota intorno a Nicolas Cage, un tizio che ha il potere di vedere quello che gli succederà nell’immediato futuro (due minuti) e questo suo potere diventa il punto chiave per consentire all’FBI di cercare di sventare un attentato nucleare sul suolo statunitense. Dato che lui non vuole diventare una cavia di esperimenti per capire come utilizzare i suoi poteri, rifiuta di collaborare. Inizia quindi un inseguimento a tre (lui, l’FBI e gli attentatori) che si svolge secondo i classici canoni dei film d’azione (l’eroe sempre un passo avanti degli inseguitori, l’amata presa in ostaggio e quant’altro).
Insomma, sembrerebbe che non ci fosse niente da aggiungere ad un film che si colloca vicino a Minority Report nell’idea di fondo, senza averne però l’impatto visivo (effetti speciali ridotti al minimo indispensabile e anche un po’ grossolani).
Però...
A un certo punto, come spesso succede, è nato in me il dubbio che le cose non stessero come erano dipinte, ma che ci fosse un altro livello, qualcosa che mischiava le carte in tavola. E avevo ragione, anche se, per essere onesto, ho pensato ad un’altra cosa (che comunque non mi convinceva troppo, visto che di Dick si parla).
Effettivamente la chiave di tutto era stata data subito, in maniera inequivocabile, ovviamente in un momento in cui non se ne poteva capire la portata.
Insomma, un finale che ha un suo perchè, ma che purtroppo arriva dopo un film che invece non sa darsi una cifra. Non è un film di fantascienza pura (ambientato ai giorni nostri), non è una storia d’amore (anche se alcuni eventi ci girano intorno), non è un thriller (la minaccia di attentato nucleare non riesce mai a creare la giusta tensione), non è una commedia (anche se Nicolas Cage gigioneggia più volte). Insomma, per tutto il film, non si capisce dove si vuole andare a parare (mettiamoci pure una citazione inutile a Arancia Meccanica e il quadro è completo), finchè non arriva il finale.
Lì tutto assume un senso e rivaluta il film. Ovvio, non lo rende un capolavoro, ma sicuramente un film discreto.
Voto: 6.5 (5 al film, 8 al finale).

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